lunedì 25 giugno 2007

Karibu Afrika a Motta

Venerdì scorso si è tenuto un incontro di Karibu Afrika a Motta. Questo articolo dall'Azione spiega un po' l'iniziativa. Esiste anche un sito ufficiale dell'associazione a questo inidirizzo.

Venerdì 22 giugno si tiene a Motta una conferenza, in biblioteca, alle ore 20.30. L’incontro ha l’obiettivo di informare sugli sviluppi del progetto “Adotta un rifugiato”, su come sono stati utilizzate le donazioni raccolte il novembre scorso (in occasione dell’incontro a Motta con Tarcisio Kana Astere) e sulle nuove linee di intervento per il prossimo anno.
Abbiamo chiesto alcune informazioni alla mottense classe 1983, studentessa di scienze politiche, Elena Ostanel, che si occupa da tempo di “Karibu Afrika”, associazione che ha sviluppato questo progetto. «La finalità è il sostegno economico di una scuola, la Hope International School, per rifugiati provenienti dalla regione dei grandi laghi a Nairobi. L’ultimo progetto era indirizzato al pagamento degli affitti arretrati della scuola, che altrimenti avrebbe dovuto chiudere, e al pagamento degli insegnanti fino ad allora tutti volontari. La raccolta fondi è andata molto bene: per cui abbiamo deciso di proseguire il progetto, con uno nuovo e più articolato».
Cos’è Karibu Afrika?
«Karibu è una parola swahili che significa “benvenuto” ed è questo che noi vogliamo fare: dare il benvenuto all’Africa, alla sua storia e cultura. Nasce quindi Karibu Afrika APS (Associazione di Promozione Sociale) che ha come primario obiettivo quello di farsi portavoce di tutte quelle persone conosciute a Nairobi, delle loro esperienze e progetti.
Karibu Afrika ha numerose attività culturali e informative in Italia e in Kenya. Semestralmente organizza il corso “Studying Africa in Africa” che si svolge a Nairobi, dove collabora con UNILAC (Università libera dei Grandi Laghi). In Italia organizza conferenze, seminari ed eventi culturali con l’obiettivo d’approfondire tematiche solitamente poco trattate».
Qual è stata la tua esperienza in Africa? «Sono stata a Nairobi la prima volta tre anni fa ed ora ci torno ogni anno per accompagnare degli studenti universitari a fare un tirocinio pratico sul campo, riconosciuto dalle Università di Padova e Bologna».
Un episodio da raccontare?
«Ciò che mi colpisce ogni volta di Nairobi sono le sue contraddizioni. Vivono al suo interno diverse popolazioni, non solo in termini culturali, ma anche di possibilità di accesso ai minimi diritti di cittadinanza. Una casa dignitosa, l’acqua, almeno un pasto al giorno, per non parlare dei diritti sociali e politici, come la possibilità di avere un lavoro e di essere rappresentati a livello politico: solo una parte della popolazione ha accesso a tutto ciò, che per la maggior parte, per la popolazione delle zone periferiche dette slum, è impossibile».

Francesco Benedet

Nessun commento: